Il judo › Randori e Kata

Il JUDO è Randori e Kata

 Ci sono vari esercizi per prepararsi e perfezionarsi nel Judo, ma i due esercizi più importanti sono il Randori ed il Kata (rispettivamente esercizio libero e forma).

 

Il Randori, che significa “esercizio libero”, viene praticato nelle stesse condizioni dellaRandori ai primi del '900 nella sede del Kodokan di Tokyo (da notare i judogi del tempo con pantaloni corti). competizione e comprende le proiezioni e la lotta a terra (che a sua volta si divide in immobilizzazioni, strangolamenti e leve articolari), ma non le tecniche per colpire l’avversario e le tecniche con le armi, che per salvaguardare l’incolumità dei praticanti, sono riservate alla difesa personale ed ai Kata. I praticanti possono usare le tecniche che preferiscono purché rispettino le regole essenziali per la sicurezza e l’educazione judoistica. Il randori può essere praticato in vari modi e con diverse intensità a seconda che lo scopo sia quello di allenarsi fisicamente, di verificare le tecniche apprese, di prepararsi ai combattimenti agonistici: qualunque sia il fine che ci proponiamo nella pratica dobbiamo sempre attenerci al principio della Massima Efficacia, e del Mutuo Benessere.

Uno dei pregi del Randori consiste nella varietà dei movimenti eseguiti con attenzione e concentrazione, che permettono lo sviluppo fisico e psichico, senza annoiare il praticante, preparandolo a fronteggiare circostanze critiche ed impreviste.

 

I Kata (la parola significa letteralmente “forma”) consistono nell’esecuzione cerimoniosa di  esercizi predisposti, comprendenti tecniche di proiezione, di lotta corpo a corpo, di attacchi ai punti vitali eseguiti a mani nude e con armi, secondo un ordine stabilito, per cui ogni praticante ha un suo ruolo e sa esattamente cosa deve fare e cosa farà l’altro. Generalmente i Kata vengono un po’ trascurati rispetto al Randori, ma poiché l’uno completa l’altro, anch’essi devono far parte del bagaglio di un judoka, in quanto rappresentano la “grammatica” del Judo.

Oggi al Kodokan di Tokyo sono comunemente insegnati dieci Kata. Cinque di questi formano anche materia di esame, a seconda del grado (dan), per la Federazione Italiana e da alcuni anni con questi Kata vengono effettuate gare per adesso fino a livello Europeo e molto probabilmente dal 2009 anche a livello Mondiale. Di seguito elenchiamo i suddetti Kata:

1)      Nage-no-kata (Forme delle proiezioni): consiste in quindici tecniche, eseguite sia a destra che a sinistra, suddivise in cinque gruppi: Te-waza (tecniche di braccia e mano), Koshi-waza (di anca), Ashi-waza (di piede/gamba), Ma-sutemi-waza (tecniche nelle quali chi lancia deve anch’esso eseguire una caduta di “sacrificio” sul dorso) e Yoko-sutemi-waza (con caduta di “sacrificio” sul fianco).

2)      Katame-no-kata (Forme dei controlli):Per dare vita a questa “forma” sono state scelte quindici tecniche, quelle considerate le più adatte a far comprendere la teoria e la pratica del combattimento corpo a corpo. Esse sono state divise in gruppi di cinque: Osae-waza (tecniche di immobilizzazione), Shime-waza (di strangolamento e/o soffocamento) e Kansetsu-waza (torsioni/leve articolari).

3)      Kime–no-kata (Forme della decisione, anche detto “Shinken-shôbu-no-kata” che vuol dire forme del combattimento reale): Come indica il nome, queste forme furono istituite per illustrare ed abituarsi ad affrontare le situazioni che si possono presentare nella vita quotidiana (soprattutto di allora) durante le lotte. Sono state utilizzate quindi anche tecniche di attacco a  punti vitali del corpo, che non possono essere usate nel Randori. L’esecuzione del kata è suddivisa in due parti: Idori, le tecniche (n° 8) effettuate in posizione inginocchiata (in passato in Giappone si usava molto stare in questa posizione o seduti per terra, per cui aveva una sua logica abituarsi a difendersi anche da questa posizione) e Tachiai, quelle effettuate in posizione eretta (n° 12). Prevede difese da: tecniche di presa, da colpi portati con le mani e con i piedi e da attacchi con pugnale e spada. Con l’aiuto di queste Forme è possibile imparare la teoria e le tecniche di base d’attacco e di difesa che permettono di reagire contro attacchi inattesi.

4)      Kodokan Goshin-jutsu (Arte della difesa del Kodokan): Questo kata di difesa personale è relativamente recente, venne adottato nel 1958 e comprende dodici tecniche contro avversario disarmato e nove contro varie armi (coltello, bastone e pistola). Questo kata è stato pensato per adeguare la difesa personale alle mutate situazioni ambientali edOstia, 8/12/95: i nostri istruttori Borgianni e Calugi eseguono il "Ju-no-kata" durante gli esami per il 3° Dan. è detto anche della difesa personale moderna. E’ più dinamico e meno cerimonioso del Kime-no-kata e prevede sia attacchi da distanza ravvicinata che da lontano.

5)      Ju-no-kata (Forme della cedevolezza): Consiste in una raccolta di tecniche molto morbide, che abituano il corpo all’attacco, alla difesa e all’uso efficace della forza. Un tempo, in Italia, era da molti erroneamente considerato il kata delle donne per il fatto che non prevedendo proiezioni ed avendo dei ritmi di esecuzione lenti, faceva pensare più ad una danza che a tecniche di lotta, invece questo, non solo costituisce un ottimo allenamento fisico (concentrazione, forza, equilibrio, coordinazione, flessibilità ecc…), ma la sua pratica contribuisce a ben comprendere l’idea del “ju” (cedevolezza) che è appunto alla base del Judo. Il kata è diviso in tre gruppi di cinque tecniche ciascuno.

 

 

 

 

 

 

Oltre a questi kata pratichiamo nella nostra palestra anche:

-         Koshiki-no-kata (forme delle cose antiche): Questo kata trae origine dalle Forme dei Lanci della Scuola di Kito, creato dal Maestro Terada per allenare e potenziare la forza interiore e non come tecnica per vincere,. rivisto ed adattato dal prof. Kano che decise di mantenere un legame con questa scuola e con lo scopo di migliorare lo spirito del JUDO attuale.. E’ diviso in due parti, la prima, detta Omote, è composta da 14 tecniche studiate per comprendere fisicamente l’inizio e la fine dell’energia vitale,  mentre la seconda, detta Ura,  è composta da 7 tecniche e non analizza il momento del manifestarsi dell’energia in un’azione, ma  studia il continuo alternarsi della stessa senza soluzione di continuità.

-         Seiryoku-Zen’yo-Kokumin-Taiiku-no-kata (forme dell’Educazione Fisica Nazionale basate sul principio della Massima Efficienza): Questo a differenza degli altri kata non si esegue in coppia, ma consiste in esercizi individuali, che normalmente vengono eseguiti contemporaneamente ed allo stesso ritmo da tutti i praticanti: si tratta di una combinazione di differenti movimenti che hanno lo scopo di sviluppare armoniosamente il corpo, mentre educano all’esperienza dell’attacco e della difesa.

-         Nage-Ura-no-kata (Forme delle controtecniche): Questo Kata non è codificato dal Kodokan di Tokyo e fu ideato a più riprese fino all’ultima versione dal Maestro Kyuzo Mifune (nato nel 1884, rimasto al Kodokan fino al 1964, deceduto nel 1965), uno degli allievi prediletti di Jigoro Kano. Proprio in segno di riconoscenza e gratitudine verso il suo Maestro, le prime tre tecniche di questo kata prendono origine dalle prime tre del Nage-no-kata. Il kata si compone di 15 tecniche di attacco (tentativo di proiezione) a ciascuna delle quali corrisponde una tecnica di contrattacco con relativa proiezione. E’ facile quindi comprendere l’utilità della sua conoscenza e del suo studio per la pratica del Judo a tutti i livelli.

  Cinture nere del Kodokan di Tokyo eseguono il "Seiryoku-Zen-yo-Kokumin-Taiiku-no-kata"